Fame d’amore o di rabbia? Un esempio di una ferita traumatica

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Rompere gli schemi e bloccare la comunicazione

Alice arriva al primo appuntamento mostrando centratura, radicamento e consapevolezza sulle proprie dinamiche interiori.
Mi sento triste, da un paio di mesi nella mia vita è cambiato qualcosa, ho rotto tutti gli schemi che rappresentavamo per me qualcosa di buono: alimentazione sana, sport, meditazione, situazioni nutrienti, ho rotto con tutto e non capisco perchè.
Tra l’altro, pur essendo consapevole che sto compensando con il cibo, non riesco a riprendere il mio stile alimentare e così ingrasso” mi dice.
Aggiunge poi di aver scoperto uno squilibrio alla tiroide (ipo) sempre recentemente.

Tristezza

Alice collega la sua tristezza alla rottura degli schemi (qualcosa a cui tengo è andato in pezzi) e all’essere ingrassata.
Cosa abbia scatenato la rottura pare ignorarlo.
Nel corso degli incontri mi racconta di essersi innamorata, mesi fa, del suo titolare di lavoro. Un colpo di fulmine che ha sorpreso e travolto entrambi.
Lei libera, lui sposato.
Dopo una prima fase in cui entrambi avevano mosso dei passi per conoscersi meglio, il suo innamorato pareva avesse messo seriamente in discussione il suo matrimonio per poi tornare sui suoi passi, in modo improvviso e brusco.
Alice aveva reagito al quel cambiamento repentino mantenendo la calma e facendo leva sulla sua capacità cognitiva di comprendere la situazione. Ma per farlo aveva messo da parte le sue emozioni.

Rabbia

Qualcuno di cui si fidava aveva rotto all’improvviso ciò in cui lei credeva, qualcosa di importante era andato in frantumi.
Alice, per non sentirsi lei stessa frantumata, aveva messo da parte la rabbia, la delusione, lo sconforto indossando i panni di colei che è superiore a tutto ciò.
Nel corso delle successive sessioni Alice si è resa conto che per non sentirsi usata e presa in giro aveva spostato l’attenzione su altro, per esempio sul cibo.
La rabbia repressa non comunicata, nel tempo, ha agito sulla sua tiroide.
La rabbia non indirizzata verso l’esterno è stata ingoiata all’interno.
Mangiare diventava esercizio mandibolare (do di morso a qualcosa o a qualcuno), riempirsi lo stomaco le schiacciava il diaframma, contenitore di tutte le nostre emozioni, anestetizzandole.
Recuperare l’emozione della rabbia, accettare di poter essere arrabbiata ha aiutato Alice ad esprimere in modo più autentico se stessa, nonostante la paura.

Paura

Paura di perdere il controllo, paura della reazione del suo ex amante e titolare, paura di perdere il lavoro, paura di abbandonare la maschera della brava bambina che non si arrabbia per non deludere i genitori.

Un nuovo equilibrio

Recuperare tutte le nostre emozioni e onorarle, ci permette di maturare nella nostra integrità.
Dare voce alla comunicazione ci libera da costrizioni che noi stessi ci imponiamo, perchè siamo abituati a fare così o perchè c’è un trauma (che cos’è un trauma?) nelle nostre radici che semplicemente non ci permette di fare diversamente.

Nel giro di qualche mese Alice ha trovato un nuovo equilibrio fatto di abitudini diverse dalle precedenti che le hanno consentito di riprendere ad alimentarsi nel modo più opportuno per se stessa.
E dopo qualche mese i valori della sua tiroide, che aveva scelto di non trattare con alcun farmaco, sono tornati alla normalità.

Questo racconto non ha la finalità di abbinare “rabbia repressa” = compensazione con il cibo e tanto meno “mancata comunicazione” = squilibrio tiroideo.

Ma se in qualche modo la lettura di questo post provoca in te che stai leggendo una risonanza, un giudizio, un’emozione, una riflessione, una domanda, ti invito ad accoglierla.
Ogni persona è diversa, ogni storia vissuta è unica.
La ferita traumatica di Alice potrebbe essere simile a quella di altre persona ma il modo in cui lei ha reagito, le risorse di cui disponeva al momento dell’accaduto, i condizionamenti che le hanno impedito di seguire un istinto di lotta (rabbia), fanno parte della sua storia personale.
Alice (nome di fantasia) mi ha dato il permesso di condividere il suo vissuto, grata per ciò che ne ha tratto e speranzosa che possa essere utile ad altre persone.

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