Le reazioni alla minaccia: lotta, fuga o congelamento
Cosa succede ad un essere umano e/o animale durante un evento percepito come minaccioso?
Prende il sopravvento, in entrambi, il cervello rettile che attiva le reazioni istintive di orientamento difensivo di lotta o di fuga.
A seconda che le reazioni di difesa abbiano successo o meno, accade qualcosa di molto importante:
Caso A: la risposta alla minaccia viene completata
Nell’istante in cui viene percepita la minaccia, il sistema simpatico provoca una serie di modificazioni nel corpo (aumento del battito cardiaco, del respiro, trasferimento del sangue dal sistema digerente verso i muscoli, restringimento dei vasi sanguigni, dilatazione delle pupille ecc…) e mobilita grandi quantità di energia per rendere possibile l’azione (lotta o fuga) in grado di metterci in salvo.
Se le risposte alla minaccia sono completate con successo (lotto e vinco, oppure scappo lontano dalla minaccia) e il pericolo è passato il sistema parasimpatico riprende la sua funzione naturale di scaricare l’attivazione e il sistema nervoso ritorna in equilibrio.
Caso B: la risposta alla minaccia non viene completata
Se invece la minaccia è sopraffacente e si è incapaci di lottare o fuggire, istintivamente si entra nella reazione di irrigidimento (congelamento o dissociazione). Ma pur essendo immobilizzati, il nostro sistema nervoso si trova in uno stato di allerta, con un sovraccarico di energia accumulata che non è stata scaricata nella lotta o nella fuga.
Accade che mentre il nostro corpo sopravvive, una parte di noi perde consapevolezza e per questo, per il nostro cervello, è come se la minaccia stesse sempre per accadere (proprio perché è avvenuta la disconnessione prima che l’evento accadesse). (Leggi l’articolo sui sintomi post traumatici).
Scaricare l’attivazione
Gli animali che sopravvivono ad un attacco irrigidendosi, successivamente scaricano l’energia in eccesso scrollandosi e tremando e questa reazione istintiva permette al loro sistema nervoso di ritrovare l’equilibrio.
Per gli esseri umani è difficile completare tale processo perché l’energia di sopravvivenza sviluppata dal corpo è così forte che spaventa. L’uomo poi, a differenza dell’animale, ha un sistema di credenze e di giudizio che può fungere da inibitore (dovresti comportarti così, questa cosa non si fa, sii forte, non dargli la soddisfazione di farti vedere arrabbiato e così via..).
Ti arrabbi spesso?
Se durante un evento che viene percepito minaccioso l’istinto di lotta (andare verso) viene bloccato, si creerà in te un accumulo di energia la cui risposta di scarica è stata interrotta. Ne potrà conseguire un contatto diretto e familiare con la rabbia che non potrai fare a meno, in certe situazioni, di sfogare su te stesso o sugli altri (anche in male modo).
Ogni occasione sarà giusta per lamentarti o inveire, per esempio, contro gli automobilisti che non sanno usare le rotonde o con la persona che non rispetta la fila alle poste e così via 🙂
Tendi ad andare nel panico?
Se invece ad essere bloccata è la risposta di fuga, l’emozione che ne scaturisce è il panico.
In questo caso potrà avvenire in te una vera e propria disidentificazione con la rabbia, non la farai entrare attivamente nella tua vita e ti capiterà di sentirti vittima del capoufficio che si approfitta della tua disponibilità, delle persone che chiedono il tuo aiuto e a cui tu non sai dire “no”, dei prepotenti che non rispettano i tuoi confini e così via 🙂
Vittima e carnefice sono entrambi due ruoli che hanno a che fare con una distorsione della rabbia.
Per entrambe le modalità ciò che occorre per ripristinare un fluido equilibrio di energia e di rapporto sano con la rabbia (che è la capacità di sapersi proteggere) è ricontattare il proprio “potere personale“, il valore di sè.
La contrazione nella pancia e il congelamento
In base a quando il sistema della persona registra e sopravvive alle prime situazioni per lei stressanti, si crea una modalità di risposta alla minaccia diversa. I neonati per esempio non hanno ancora sviluppato emozioni ma solo sensazioni corporee: comodità e scomodità, sensazione di piacevolezza e di spiacevolezza.
Una forte scomodità (troppo rumore, una luce forte, un grido, temperatura fredda, fame..) equivale ad un forte disagio. Un forte disagio porta ad una forte contrazione nella zona addominale. Questa parte viene chiusa, tenuta stretta, come a volerla mettere via.
Se in quel neonato si instaura questa modalità, sarà difficile in futuro per lui o per lei, integrare la risposta di “lotta” o di “fuga” poichè la dinamica che avrà acquisito è il “congelamento“.
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